Progettare per il gusto di progettazione o…

… o progettare per soddisfare i requisiti del cliente?

Con questo post vorrei spiegare con un esempio semplice i concetti di progettazione che tiene conto dei requisiti del cliente e dell’utilizzo effettivo del prodotto e progettazione che non lo fa. In cosa consiste questo esempio? Consiste nell’individuazione delle attività necessarie in una operazione banale a casa: il cambio di carta igienica sul portarotolo. Saranno esaminati due esempi di portarotolo, di diversa costruzione, che vedrete nelle immagini sottostanti.

Prima di definire le attività, capiamo chi è il cliente e cosa rappresenta il valore per il cliente. Il cliente nel nostro esempio siete voi. Il valore è rappresentato dalla sostituzione della carta igienica in maniera più veloce possibile sul portarotolo (non vorrete mica stare li mezz’ora a cambiare un rotolo di carta, è uno spreco enorme…), quindi le attività di sfilamento del rotolo esaurito e inserimento del rotolo pieno, in modo tale che è pronto per il successivo utilizzo.

Esaminiamo per prima il portarotolo A: quali sono le attività necessarie per sostituire il rotolo? (Il portarotolo è rappresentato nella prima figura)

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  • Alzare il coperchio del portarotolo
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  • Con due dita schiacciare la molla del portarotolo per poter sostituire il rotolo esaurito
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  • Sfilare il rotolo esaurito inclinando l’asta portarotolo
  • Inserire il rotolo nuovo nell’asta
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  • Inserire una estremità dell’asta nel piccolo foro sul portarotolo
  • Schiacciare con altre due dita l’altra estremità dell’asta per comprimere la molla interna e poterla inserire nell’altro piccolo foro sull’altra estremità del portarotolo (tenendo con le prime due dita la prima estremità nel foro)
  • Inserire l’altra estremità nel foro
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  • Abbassare il coperchio del portarotolo
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Con questa operazione finisce la sostituzione del rotolo sul portarotolo A. Vediamo adesso l’esempio del portarotolo B e poi facciamo una analisi delle attività a valore aggiunto e gli sprechi:

Il portarotolo B è rappresentato nella seguente figura:

va21

Come vedete, è di costruzione diversa rispetto a quello precedente. Vediamo quali sono le attività necessarie per sostituire il rotolo:

  • Sfilare il rotolo esaurito
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  • Inserimento del rotolo nuovo
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Finito! Avete notato la differenza? Riepiloghiamo le attività per il portarotolo A:

  1. Alzare il coperchio del portarotolo
  2. Con due dita schiacciare la molla del portarotolo per poter sostituire il rotolo esaurito
  3. Sfilare il rotolo esaurito inclinando l’asta portarotolo
  4. Inserire il rotolo nuovo nell’asta
  5. Inserire una estremità dell’asta nel piccolo foro sul portarotolo
  6. Schiacciare con altre due dita l’altra estremità dell’asta per comprimere la molla interna e poterla inserire nell’altro piccolo foro sull’altra estremità del portarotolo (tenendo con le prime due dita la prima estremità nel foro)
  7. Inserire l’altra estremità nel foro
  8. Abbassare il coperchio del portarotolo

Invece per il portarotolo B:

  1. Sfilamento del rotolo esaurito
  2. Inserimento del rotolo nuovo

8 attività contro sole 2! Ci deve essere qualche differenza: chiaramente, nel metodo B ci sono due sole attività, e tutte e due sono a valore aggiunto, ossia portano alla sostituzione del rotolo di carta, nel modo più veloce ed efficiente possibile (non c’è spreco). Nel primo esempio, ci sono 2 attività a valore aggiunto (in grassetto) e 6 attività che non sono a valore aggiunto (sono attività necessarie per fare l’operazione con quel tipo di progetto di portarotolo, ma io lì definirei sprechi). Quindi complimenti a chi ha progettato il portarotolo B e pollici giù per chi ha progettato il portarotolo A. E cosa ne pensate quale delle due soluzioni è più semplice e meno costosa da costruire? In quale delle due soluzioni ci sono meno parti di ricambio necessarie? Quale delle due soluzioni si può rompere più facilmente? Secondo voi, chi dei due progettisti ha progettato il prodotto pensando ai bisogni reali del cliente?

La progettazione non necessariamente deve fare prodotti più complessi e costosi che esistano: essa deve pensare ai bisogni reali del cliente e fare prodotti che soddisfino completamente questi bisogni. Di solito si riscontra che le soluzioni complicate finiscono per non essere utilizzate completamente o per niente, mentre le soluzioni pensate per il cliente, molto più semplici e meno costose, vincono sul mercato e i clienti sono entusiasti per utilizzarle.

Quindi, se siete progettisti, pensate a queste cose, trovate le soluzioni affidabili e semplici che soddisfino pienamente i bisogni reali del cliente. Pensate con gli occhi e la mente del cliente: come andrà ad utilizzare il cliente il mio prodotto? Quello rappresentato sopra è un esempio banale, semplice, di vita quotidiana. Ma nei prodotti più complessi, di qualsiasi tipo essi siano, troviamo spesso delle soluzioni assurde, che non saranno mai utilizzate da un cliente medio (pensate ad esempio ai software che hanno migliaia di opzioni delle quali vengono usate decine, agli imballi dei prodotti che devono essere aperti con l’ausilio di strumenti speciali ecc. – esempi sono innumerevoli).

Semplice è spesso migliore, se esegue la funzione che vogliamo che esegua…

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

5 comments… add one
  • Pier Giorgio Apr 8, 2009, 8:52 pm

    Cribbio, non male come analogia significativa, potrei aggiungere il modello C di evoluzione di semplicità. Non è altro che il caso “B” ottimamente spiegato con supporto autonomo e porta “scopettone”incorporato. Decisamente una soluzione che non impegna foratura salva lo spazio perchè movibile ed è ad costo decisamente modesto.
    Semplice non è sempre una “formula facile” di fare le cose, ma un metodo snello di pensare aiuta a vedere le cose in maniera ottima.
    Non me ne abbiate e chedo scusa in anticipo a entrambe le categorie:
    Provato mai a mettere d’accordo un Architetto con un Ingegnere su di un progetto comune?

    A presto
    Pier Giorgio

  • PGB Apr 9, 2009, 10:56 pm

    Però il primo portarotolo è più ganzo…
    La soluzione ideale potrebbe essere il compromesso: un portarotolo a gancio come il secondo, ma con la tettoia fissa (che non serve a un tubo, ma visivamente fa più bella figura) che non intralci la sostituzione del rotolo esaurito.

    Poi bisogna sempre vedere le condizioni al contorno (tipo la situazione), che sono quelle che cambiano la soluzione pur rimanendo la funzione la stessa…

    O no? 🙂

    Bell’esempio comunque. Complimenti.
    PGB

  • Dragan Bosnjak Apr 10, 2009, 12:24 pm

    Grazie a tutti per i commenti! Vorrei aggiungere una cosa: di soluzioni diverse per portarotolo ce ne sono tantissime ma la mia idea era di mostrare il concetto del pensiero del cliente in contrasto a quello del progettista.
    Poi, riguardo l’osservazione di Pier Giorgio, di incorporare “el scovolon” insieme non sarei molto d’accordo, perché il scopettone ogni tanto bisogna sostituirlo (per motivi igienici…) e facendo così devi comprarti tutto l’insieme di nuovo. Preferisco soluzioni separate e semplici, ognuna che segue il proprio scopo. Poi il fatto di dover forare il muro per montare il portarotolo non mi disturba affatto: mi piace fare un pò di bricolage a casa ogni tanto… 😉
    La soluzione di PGB è già più bella ed estetica, anche se comporta un costo leggermente superiore rispetto alla soluzione più semplice possibile da me proposta…
    Scherzi a parte, grazie ancora a tutti per la partecipazione…

  • dimitri Feb 10, 2010, 9:03 am

    bell’analisi ma.. non vi siete spinti all’utilizzo del rotolo, quante volte si ripete l’operazione di strappare un pezzo di carta? quello che sembra un coperchietto non utile io lo utilizzo per tenere fermo il rotolo e strappare così la carta con una mano sola.. 🙂 dt

    • Dragan Bosnjak Feb 10, 2010, 9:09 am

      😀
      Grazie Dimitri e benvenuto!
      Divertente la tua analisi, ma avrei qualcosina da obiettare: io ho provato a tenere il coperchio abbassato e a strappare la carta ad una sola mano, ma se non tieni la pressione sul coperchio lo strappo risulta difficoltoso e spesso irregolare. Quindi per evitare ciò, tengo l’altra mano pressata sul coperchio in modo che aderisca intimamente alla carta e permetta uno strappo netto… E perciò: uso entrambe le mani… 😉

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