Toyota Kata 2

In questo articolo continuo il discorso interrotto nell’articolo precedente. Ossia continuo ad esaminare ciò che ci insegna Mike Rother nel suo libro Toyota Kata.

Siamo arrivati alla domanda: Cosa dobbiamo fare per trasformare la nostra organizzazione a ragionare in termini di stato ideale e condizioni intermedie obiettivo?

Per rispondere a questa domanda dobbiamo vedere un attimo la filosofia della organizzazione. Nella maggior parte delle organizzazioni lo scopo è: “Fare buoni prodotti per il cliente”. In Toyota invece questo viene letto diversamente: “Sopravvivere a lungo termine come organizzazione migliorando ed evolvendo il modo in cui facciamo i buoni prodotti per i nostri clienti.”

La differenza è sottile, ma fondamentale. In pratica, il miglioramento viene così reso l’attività fondamentale di ogni persona, mentre in organizzazioni tradizionali è un’aggiunta al lavoro normale…

La Toyota pone una grande enfasi sui dettagli dei processi, che poi generano i risultati, gli output. Invece nelle organizzazioni tradizionali ci si concentra sui risultati. Ad esempio, per fare una determinata quantità di prodotto, concentrandoti sui dettagli del processo e l’esecuzione non ci saranno problemi, invece se ci si pone solo l’obiettivo di fare una quantità senza precisare come, il risultato potrebbe anche non arrivare…

La visione, o stato ideale, non è un obiettivo quantitativo preciso. Invece si tratta di una descrizione generica di una CONDIZIONE che vorremmo si verificasse in futuro. Ci aiuta a pensare e ad essere allineati nelle azioni. Può anche essere che la visione sia irraggiungibile, ma ciò non conta. Essa serve per darci una direzione e non si spreca del tempo parlando se è raggiungibile o meno. Invece dobbiamo spendere molto tempo lavorando per avvicinarci ad essa. Il progresso non è per niente lineare, ma deve essere continuo.

Ma come possiamo allineare tutte le persone a lavorare in direzione della visione? Come facciamo a trovare e rimanere su questo percorso?

Passando attraverso le cosiddette CONDIZIONI OBIETTIVO. Le persone vengono formate di porre e lavorare verso le condizioni obiettivo successive nella direzione di qualsiasi visione si voglia inseguire. Queste condizioni obiettivo tipicamente rappresentano un piccolo passo verso la visione e rappresentano la sfida alla attuale capacità. Una volta definita la condizione obiettivo, essa non è opzionale o modificabile. Ma è stabilita. E il modo in cui raggiungerla è opzionale, lasciato alla creatività delle persone.

Senza il senso della direzione, tendiamo a usare analisi costi-benefici a breve termine per decidere, caso per caso, cosa e se fare qualche cosa, anziché lavorare su un determinato ostacolo per raggiungere il livello superiore delle prestazioni. Anche la Toyota usa costi-benefici, ma in maniera diversa dalle organizzazioni tradizionali: mentre in esse i costi-benefici dicono COSA fare, nella Toyota i costi-benefici dicono COME arrivarci. Quindi, non per decidere se fare una cosa, ma come farla…

La risposta ad una semplice domanda: “Questa proposta è troppo costosa?” quindi dà due risposte in funzione del SE farlo e COME farlo: SE – “Allora facciamo qualcos’altro.”; COME – “Allora dobbiamo trovare il modo per farlo in maniera meno costosa.”

L’idea è di prima determinare DOVE si vuole andare, poi trovare il modo di COME andarci all’interno dei vincoli finanziari o tecnici, e non permettere solo ai fattori finanziari di guidare le decisioni.

Adesso rispondiamo finalmente alla domanda iniziale: Cosa dobbiamo fare?

  1. In considerazione della visione, direzione, obiettivo
  2. e con la conoscenza approfondita dello stato attuale
  3. viene definita la successiva condizione intermedia verso la visione.
  4. Lavorando per raggiungerla passo dopo passo incontriamo degli ostacoli che ci definiscono su COSA dobbiamo lavorare e superandoli impariamo.

Si tratta di una metodologia elementare (ndr. Watson… 😉 ), e ognuno viene formato a lavorare con questo approccio base.

Vediamola un pò in dettaglio: Come viene definita la condizione obiettivo? Essa rappresenta uno stato futuro e risponde alle seguenti domande:

  • come dovrebbe funzionare questo processo?
  • quale è il normale comportamento inteso?
  • che situazione vogliamo che si verificasse in un determinato punto nel futuro?
  • dove vogliamo andare successivamente?

Cosa comprende solitamente?

  • passi dei processi, sequenza e tempi
  • caratteristiche del processo
  • misure del processo
  • definizione quantitativa del output

Come ci muoviamo verso di essa?

Dobbiamo fare un piano per realizzare questa condizione. Ma ogni piano è imperfetto. Per questo motivo dobbiamo eseguire il primo passo ed esaminare cosa abbiamo raggiunto. E imparare da ciò che osserviamo nell’esecuzione. Perché ogni passo successivo da intraprendere dipenderà da quello precedente. Quindi si lavora passo dopo passo, e non come succede nelle organizzazioni tradizionali, definire un elenco delle azioni ed eseguirle. Il piano nella Toyota è diverso, comprende solo una azione specifica, la prima successiva… Poi, aggiustando il tiro in funzione di ciò che si osserva e impara facendo, si procede avanti, come degli scienziati che aggiustano le loro azioni in funzione di ciò che imparano sperimentando. Infatti il metodo è quello scientifico PDCA:

  • Plan: definire ciò che ti aspetti di fare e ciò che dovrebbe succedere facendolo (ipotesi)
  • Do: provare l’ipotesi, ossia fare ciò che hai pianificato, osservando attentamente ciò che succede
  • Check: confronta il risultato attuale con quello pianificato
  • Act: standardizza e stabilizza ciò che ha funzionato e riparti con un ciclo successivo.

Rendendo questi cicli i più brevi possibili, ossia definendo il passo successivo il più piccolo possibile, aumentiamo il numero di cicli e la nostra conoscenza dei passi del ciclo, quindi la nostra capacità di apprendere. L’enfasi è sul FARE e non sul PIANIFICARE di fare. Bisogna fare velocemente, imparare velocemente da ciò che si è fatto e andare avanti.

Riepilogando, le cinque questioni fondamentali sono:

  • quale è la condizione target?
  • quale è la situazione attuale?
  • quali ostacoli non ci permettono attualmente dal raggiungere la condizione target? quale ostacolo stai affrontando adesso?
  • quale è il tuo passo successivo?
  • quando possiamo andare a vedere con i nostri occhi cosa si è imparato da questo passo?

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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