Cosa è hansei?

Hansei (反省 – auto-riflessione) è una delle idee centrali della cultura giapponese. Il suo significato è quello di riconoscere i propri errori, riflettere su di essi e di cercare il miglioramento da essi.

Hansei significa anche festeggiare il successo con modestia ed umiltà. Se il hansei si ferma, si ferma anche l’apprendimento. Uno che pratica hansei non diventa mai convinto della propria superiorità in quanto pensa che ci sia sempre lo spazio per ulteriori miglioramenti.

Il suo significato più stretto non è riflessione, ma introspezione. In Giappone, viene insegnato ai bambini sin dall’asilo.

Come funziona e come viene insegnato?

Supponiamo che ottenete un determinato risultato, che esso sia positivo o negativo. Hansei viene condotto in entrambi i casi, per capire meglio il processo che vi ha portato a quel risultato specifico. Quindi, non è importante il risultato, ma è importante capire il processo che ad esso vi ha portato… Generalmente, nella cultura occidentale, tendiamo a fare l’analisi del risultato (o anche ad accusare le persone…) soltanto nel caso di insuccesso, mentre quando riusciamo in qualcosa meglio di quanto ci aspettavamo, pensiamo di essere degli eroi e festeggiamo a lungo, ci facciamo premiare, facciamo diventare eroi le persone che hanno superato le aspettative.

Ma così non si impara.

Sia che si tratti di un enorme successo o di un enorme flop, dobbiamo fare hansei. Ossia, dobbiamo riflettere dopo l’evento e rispondere alle seguenti tre domande:

  • Cosa doveva succedere?
  • Cosa è successo realmente?
  • Perché ci sono le differenze tra l’ipotesi e il risultato ottenuto?

La prima domanda è la nostra ipotesi dove, in funzione della nostra conoscenza attuale, prevediamo cosa dovrebbe realmente accadere se tutto funziona come pensiamo. Poi, la seconda domanda verifica questa ipotesi. E la terza invece ci porta a riflettere sulle differenze e su come migliorare il processo complessivo.

Pensiamo ad esempio a un bambino che prende un 4 in classe. Lui pensava di meritare un 6 ma il voto è 4. Quindi l’ipotesi era il 6. E’ successo il 4. Hansei porta a riflettere: Perché ho preso il 4 se pensavo di meritare il 6? Dove ho sbagliato? Cosa non ho studiato? Cosa dovrei studiare meglio per la prossima volta? Chiaramente, quando arrivo a casa con un 4, di solito i genitori di massacrano, ti accusano di essere un incapace, di essere un buono a nulla. E tu ti senti male e inizi anche tu a credere che le parole dei tuoi genitori siano vere e ti lasci andare, tanto non sei capace. E perdi la voglia di imparare. Giusto? Assolutamente no! Quel 4 dovrebbe essere preso sia da te che dal tuo genitore come un allarme per capire cosa non funziona nel tuo processo di apprendimento. Cosa puoi migliorare o cambiare in modo tale che la volta successiva quel 4 diventi il 6 che ti aspettavi. Magari eri ansioso, magari ti sentivi male, magari qualcuno ti disturbava, magari avevi saltato di studiare proprio la cosa che ti era stata chiesta nel test. O qualsiasi altra cosa. Quindi, rifletti sulle motivazioni e impara da esse.

Pensiamo al caso opposto: pensiamo di meritare un 6 e prendiamo un 8. Siamo entusiasti, torniamo a casa e i genitori ci danno 20€ per andarci a prendere qualche regalino in quanto sei stato bravissimo. Ma noi invece sappiamo che non meritavamo realmente il 8. Meritavamo il 6. Anche in questo caso dobbiamo usare il hansei: Perché abbiamo preso 8 se meritavamo il 6? Cosa abbiamo fatto di diverso rispetto all’ultima volta e che mi ha portato a ottenere un risultato migliore dell’atteso? Non c’è motivo per festeggiare troppo, anche se ti senti fortissimo. Magari poteva essere solo la fortuna, magari ti sentivi benissimo e concentrato, magari le domande erano su unici argomenti che hai studiato e capito bene. O qualsiasi altra cosa. Quindi, anche in questo caso, rifletti sulle motivazioni e impara da esse. La prossima volta magari potrai aspettarti 8 e prendere il 6 (o 4…) se non hai riflettuto sul perché…

Ecco, hansei è questo. Chiaramente, va applicato allo stesso modo in azienda. Bisogna sempre prevedere ciò che dovrebbe accadere (fare l’ipotesi), verificare che quello che è stato previsto si è effettivamente realizzato (verifica dell’ipotesi) e poi imparare dalle differenze tra l’ipotesi e il processo reale…

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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