Settimana scorsa vi ho chiesto: di cosa vorreste che discutiamo in questa rubrica, e Gianpiero ha fatto la seguente domanda:
Vorrei provare a pensare come sarà tra 50 anni lo scambio delle merci, tenuto conto che oggi si trova tutto ovunque (prodotti cinesi in Italia, prodotti italiani in Corea, ecc.) ma c’è questa nuova tendenza, legata un pò al consumo cosiddetto “consapevole”, di cercare il “Km zero”, cioè il più possibile vicino a casa e quindi facilmente controllabili. Pensi che sarà sempre un mercato globale oppure la gente boicotterà le multinazionali dando la preferenza alle realtà locali, all’insegna del “piccolo è bello”?
Se voglio parlare di lavoro responsabile, ti direi come risposta che tra 50 anni tutti i prodotti nei vari mercati del mondo saranno prodotti localmente… Magari dalle multinazionali, ma sempre prodotti localmente. E anche la logica lean indurrebbe a pensare in questo modo: diminuendo le distanze tra la produzione e l’utente finale si diminuiscono i costi, i magazzini, si aumenta la soddisfazione dei clienti. Ne ho già parlato varie volte qui sul blog negli articoli che trattano dell’outsourcing (vedi qui e qui per due esempi significativi…).
Purtroppo però, tra 50 anni ci saranno sempre aziende che vorranno sfruttare le persone nei paesi meno ricchi, pagandole due lire e pretendendo da loro un rendimento uguale come nei paesi occidentali. E pensando che questo è il modello vincente di fare il business. E non si accorgeranno che facendo così resteranno sempre più indietro rispetto a quelli che fanno il business con la testa e sono capaci di fare due conti economici dei vantaggi e svantaggi di portare le loro produzioni nel terzo mondo solo perché la manodopera costa meno…
La mia speranza è che queste aziende che sfruttano il terzo mondo, tra 50 anni saranno sempre meno o che scompariranno completamente a causa della concorrenza con aziende “consapevoli” (anche se penso che la mia, più che speranza, è un utopia…), e che ci saranno sempre più aziende lean che capiranno la differenza e andranno a produrre nei paesi del terzo mondo solo ed esclusivamente se in questi paesi hanno un mercato nel quale piazzare i loro prodotti. Quindi: impronta ecologica minima per i trasporti, velocità di risposta alle richieste del cliente maggiori, costi complessivi inferiori ecc.
Solo in questo modo si potrà parlare di consumo consapevole, come sottolinei tu, e di “km zero”.
A me piacerebbe vedere il mondo dello scambio di merci fatto in questo modo: aziende locali, piccole o multinazionali opportunamente dimensionate per soddisfare il mercato locale, che riforniscono il mercato locale con ciò di cui ha bisogno e con la massima qualità e soddisfazione del cliente.
Voi invece, cosa ne pensate?
E inoltre, avete qualche altra domanda da chiedere per il futuro di qualche altro aspetto?
Grazie per la risposta, sono d’accordo in tutto quanto. La cosa più triste è dare per scontato che comunque fra 50 anni ci sarà ancora un ‘terzo mondo’. Chissà, magari saremo noi occidentali ad essere sfruttati da quelli che avranno imparato meglio la lezione!
Forse è proprio questo il nostro futuro, vista la crescita di certi altri paesi oggi del terzo mondo…
Naturalmente dipende dal prodotto.
Un prodotto \in serie\ potrà essere idealmente costruito vicino al luogo di vendita: più o meno già succede per i prodotti che hanno un costo logistico elevato.
Ma questo dipenderà anche dall’effettiva disponibilità di professionalità e costo del lavoro: penso che gli stipendi con il passare del tempo e la crescita delle economie emergenti si livelleranno e quindi sarà sempre meno conveniente produrre in oriente. Già ho sentito qualche distributore di bigiotteria affermare che i prezzi di produzione in India sarebbero saliti sensibilmente negli ultimi due anni.
I prodotti \tipici\ invece verranno spediti sempre più lontano: in particolare i prodotti alimentari.
Terzo discorso per i prodotti alimentari non tipici: latte, carne, verdura spero vengano sempre prodotti il più vicino possibile al luogo di consumo.
Cosa intendi per prodotti “tipici” esattamente? Perché dici che saranno spediti sempre più lontano?
Sono d’accordo con il livellamento a livello globale e con alimentari per i quali proprio non ha alcun senso logistico produrli lontano dal luogo di utilizzo…
Per tipico intendo ad esempio il Barolo, il Grana Padano, i mobili di Cantù ovvero tutti quei prodotti legati ad un luogo di produzione.
Molti di questi prodotti sono già commercializzati e spediti a livello globale: penso che la quantità di prodotti speciali perché legati ad una determinata tradizione che viaggerà attraverso i continenti aumenterà in futuro e non saranno solo i grandi marchi DOC ma anche ad esempio il formaggio semisconosciuto di una valle delle prealpi.
Ah: a proposito di cose inutili da trasportare spero che l’imbottigliamento dell’acqua si riduca sensibilmente con il passare degli anni.
Ah ok, prodotti DOC, DOP e simili.
Beh per quelli è chiaro che hanno un valore intrinseco della zona nella quale vengono prodotti e quindi è chiaro che il loro valore se prodotti da qualche altra parte non è lo stesso…
E sono d’accordo con te che sarà questo loro valore a permettere la possibilità di distribuzione in tutto il mondo, anche ai prezzi più alti rispetto al mercato in quanto hanno un valore d’origine molto alto e insostituibile… E le persone di tutto il mondo saranno contente di pagare di più per questo valore aggiunto.
Riguardo l’acqua, io già da un pó non acquisto più l’acqua in bottiglia, uso la brocca filtrante e sono molto contento di questa soluzione, poi bevo l’acqua del rubinetto (acquedotto), sicuramente più controllata rispetto le analisi annuali fatte sulle sorgenti di acqua che viene imbottigliata…