L’altro giorno ho pubblicato l’articolo sui problemi nella supply chain della Ford dovuti al terremoto/tsunami in Giappone, riprendendo la e-lettera di John Shook.
E nei commenti Renato ha detto il seguente:
Ancora una prova che NON è vincente chi è grande e forte ma lo è chi è agile e snello. Spero che in futuro avrai la possibilità di dissertare sul concetto relativo alle “rete di imprese”, magari confrontandolo con il coreano “Chaebol” ed il giapponese “Keiretsu”.
Dopo uno scambio di email mi ha inviato questo chiarimento:
Ciao Dragan!
Il mio commento al tuo Post è solo un invito ad aprire un dibattito sulle reti di impresa e su come l’approccio LEAN può influenzare positivamente le “Supply Chain” o le filiere in generale.In realtà, so molto poco sia di “Chaebol” che di”Keiretsu”. “Chaebol” sembra essere il termine utilizzato per indicare un sistema molto simile al nostro, basato sul “Capitalismo familiare” (il termine Chaebol è riferito ad alcune famiglie che controllano delle corporazioni coreane, non necessariamente nella supply chain, ed aiutate da finanziamenti governativi – tra le “Chaebol” si annoverano <<Hyundai, Samsung, Daewoo>>). “Keiretsu” è il termine indicato per definire un gruppo di aziende che perseguono un obiettivo comune (sembra non necessariamente economico) ed anche qui non necessariamente in filiera (probabilmente conoscerai “Tokai” la keiretsu cui appartiene Toyota).
Temo però che questi due termini definiscano solo entità economiche finanziarie. Il progetto italiano delle “reti di imprese” invece dovrebbe regolamentare i rapporti nella filiera cercando di superare quello che da molti è considerata la debolezza del sistema italiano ovverosia l’esiguo numero di aziende con una forza contrattuale tale da poter competere a livello internazionale con le grandi multinazionali.
La creazione di una rete, quindi aumenta la forza contrattuale delle singole imprese appartenente alla stessa, non limitando la loro indipendenza o comunque la loro libertà.
Su questo tema si sta sperimentando penso da circa due anni, si sono realizzate in Italia alcune esperienze ma di cui non ho esperienza diretta. Malgrado ciò, l’argomento mi affascina, anche perché quello che da molti è considerata una debolezza, ritengo sia in realtà un punto di forza che l’attuale momento contingente conferma. Concentrare il potere in poche mani aumenta la forza contrattuale, ma ha conseguenza catastrofiche in caso di errore (o di abuso).
Ritengo quindi che le reti d’impresa possano essere “Agili e Snelle” in quanto in caso di errore certamente la rete si disgregherebbe, certamente alcune aziende subirebbero conseguenze mortali, però altre anche se malconce potranno continuare ad operare ed altre ancora potrebbero non avere conseguenze. In conseguenza di ciò l’intero tessuto industriale potrebbe superare il passo falso con più facilità.
Il dibattito al momento sembra concentrato sugli aspetti legali, fiscali, economici e non trovo niente riguardo l’organizzazione, la produzione ed il controllo, spero quindi che tu attraverso la tua conoscenza sulla filosofia LEAN, magari conosci anche il funzionamento delle “Keiretsu” e puoi raccontarci di come potrebbe funzionare l’approccio LEAN nelle filiere e nelle reti di imprese.
Anch’io ammetto la mia scarsa conoscenza sia di chaebol sia di reti di imprese italiano. Ma keiretsu le ho studiate e le conosco abbastanza bene. E qui spiego come funzionano, poi vorrei avere anche i vostri commenti per approfondire ulteriormente l’argomento.
Keiretsu è una forma di finanza industriale, un conglomerato costituito da alcune aziende in diversi settori industriali che non hanno una azienda “titolare” e neanche i legami legali. Invece sono tenuti dalle strutture in termini di azioni nelle quali ogni organizzazione tiene una piccola percentuale delle azioni di altre aziende del suo gruppo, con l’accordo di obbligo reciproco. Spesso sono collegati con una banca che gli emette i finanziamenti favorevoli, ma non sempre. Ad esempio proprio la Toyota fa parte del gruppo Tokai all’interno del quale c’è la banca Tokai Bank, ma in realtà la Toyota è il maggiore finanziatore del gruppo con i propri mezzi a disposizione e non la banca…
Ognuno di questi raggruppamenti ha risorse finanziarie proprie che mette a disposizione di altri membri del gruppo nel caso di necessità – infatti lo scopo chiave è quello di aiutare l’un l’altro a ottenere i fondi di investimento.
Le aziende grosse facenti parte delle keiretsu hanno sostanzialmente proprietà privata e non permettono la vendita della grossa parte delle loro azioni nei mercati azionari. Queste sono bloccate all’interno del gruppo. Il sistema è tenuto in regola attraverso l’obbligo reciproco – i membri tengono le azioni di altri come una sorta di fiducia. Ed è praticamente impossibile per un esterno entrarci e fare grosse acquisizioni in quanto non potranno mai ottenere la maggioranza delle azioni nelle aziende facenti parti del keiretsu. E’ una specie di mutua protezione contro le acquisizioni dall’esterno… Nessuno vende le azioni…
Una variante di questo sistema è stata sviluppata proprio da parte della Toyota che ha incluso nel suo keiretsu i suoi principali fornitori. La Toyota deteneva una parte di loro azioni e loro detenevano una piccola parte delle azioni della Toyota. E forma in questo modo una struttura quasi impenetrabile in cui ciascun membro (fornitore della Toyota) si sente obbligato a lavorare insieme alla Toyota nella realizzazione dei mutui benefici, che alla fine sono benefici per tutti…
Questa struttura spesso esaspera i finanziatori occidentali in quanto le aziende sembrano far parte di una struttura azionaria pubblica, ma in realtà sono tutte tenute privatamente. Addirittura alcune leggi di investimento occidentali non permettono neanche una simile struttura in quanto e organizzazioni dovrebbero spiegare il perché solo una parte del loro parco azionario è in vendita…
Cosa comporta questa struttura di keiretsu per le aziende che ne fanno parte? Vediamolo con un esempio proprio della Toyota. Toyota condivide pienamente tutto il proprio know-how con tutti i membri del proprio keiretsu e lì aiuta anche se hanno problemi, finanziari e non solo. Avendo le spalle ben coperte con il contante, riescono a finanziare le aziende facenti parte del suo gruppo e ad aiutarle a crescere e superare eventuali problemi. Addirittura inviano il proprio personale super specializzato in aiuto. Così ad esempio la Denso è diventata una potenza a livello mondiale partendo dall’essere un piccolo fornitore della Toyota stessa e facente parte del suo keiretsu.
Durante le crisi finanziarie questi tipi di struttura si sono dimostrati un pò poco efficienti in quanto se una azienda grossa del gruppo aveva dei problemi, si portava dietro tutto il suo gruppo. E rischiavano tutti. Pertanto molti di questi conglomerati sono scomparsi dagli anni 90 ad oggi. Ma molti altri esistono e sono fortissimi, come proprio quello della Toyota… Quindi una risposta definitiva sulla bontà di queste reti non posso darla, sicuramente ci sono vantaggi ma anche potenziali svantaggi. Sicuramente se il gruppo è guidato da una potenza come la Toyota i vantaggi sono enormi in quanto la Toyota si impegna a far crescere tutti i membri del suo gruppo e a portarli all’eccellenza con il proprio esempio. Ma se il gruppo è guidato da qualcuno che non ha nessuna volontà di condividere e far crescere gli altri, ma solo di approfittarsene (come è il caso spesso in Italia…), non so come potrebbe andare a finire…
Qualcun’altro ha qualche informazione in più sulle reti di impresa italiane e/o chaebol coreani? Se volete apriamo un dibattito nei commenti…