Altri disastri all’italiana: Sergio Tacchini perde il n. 1

In questi ultimi giorni il noto marchio nostrano di abbigliamento sportivo Sergio Tacchini ha perso una battaglia in maniera umiliante…

Sapete quanto è difficile essere bravi ad indovinare chi sarà il numero uno di uno sport? Riconoscere il talento in un giovane e dargli un contratto per vestirlo fino alla fine della sua carriera. Ecco, Sergio Tacchini è stato bravissimo a vedere tutto questo e ha firmato un contratto nel 2009 con Novak Djokovic, attuale numero 1 del tennis mondiale, all’epoca un talento non ancora completamente realizzato. In pratica, ha fatto bingo: un’esposizione ad altissimo livello per il brand, tutti sembravano contenti dell’affare.

Beh, non più. Ieri questo “matrimonio” si è sciolto. E oggi il numero 1 ha firmato con la giapponese Uniqlo.

Ma cosa è successo? Scavando un pò a fondo, ho trovato questo articolo sul sito di CNBC dove vengono spiegati i retroscena della separazione.

Per farla corta, il bel Sergio Tacchini non era in grado di rifornire il più grande mercato per l’abbigliamento tennistico del mondo: gli Stati Uniti… Non era in grado di organizzare una catena di fornitura snella abbastanza da inviare le magliette del giocatore nei negozi durante lo US Open, che il giocatore aveva vinto. E il brand sportivo ha iniziato a non pagare più il giocatore.

Eh sì, produrre in lotti enormi e con i tempi biblici qualcosa che non è più di moda, e poi anche chiedere per questi prodotti un prezzo di quasi 20% superiore rispetto alla concorrenza, non è altro che una ricetta per un disastro, naturalmente avvenuto…

E’ una storia che sarebbe potuta essere inserita nei libri di testo di come un brand può avere l’intuito, lungimiranza ecc. Invece finirà sui libri di testo di un altro tipo, spiegando come un brand possa morire in poco tempo grazie alla propria disorganizzazione. Morire, perché sarà dura, adesso, per Sergio Tacchini firmare con qualcun’altro…

Che questo serva da lezione a chiunque creda che si possa ancora sopravvivere nel mondo odierno con le metodologie e alla velocità del secolo scorso, quando il mondo odierno richiede assoluta flessibilità, velocità, responsività. Tutto quello che il lean può offrire. Ma nel nostro paese siamo troppo legati al status quo, al passato. Pensiamo che tutto possa risolversi con una stretta di mano, portando qualcuno fuori a cena e non cambiando niente. Non funziona così. Non più…

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Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

2 comments… add one
  • simon Set 18, 2012, 11:32 am

    non so’ se lo sapete, ma la “testa” di sergio tacchini non e’ piu’ italiana, ma bensi cinese. Il signor Sergio Tacchini ha venduto a dei cinesi la ditta quattro anni fa’, la sede storica e’ rimasta li dove e’ sempre stata (a bellinzago novarese-italia) . Mi dispiace per chi lavora ancora in tacchini perche’ le decisioni di markenting ecc ecc prese da chi una volta sembrava dover risollevare la ditta (i cinesi) in quattro anni hanno un disatro che in pochi avrebbero potuto fare. Non parlo solo di Djokovic(che pur di essere sponsorizzato dalla tacchini si era quasi dimezzato l’ingaggio), ma ti tutti quei negozi e altri posti di lavoro che son andati persi in italia e non solo. Purtroppo sembra una caduta senza fine.

    • Dragan Bosnjak Set 24, 2012, 9:19 pm

      Lo so che sono cinesi i proprietari di Sergio Tacchini (infatti, l’articolo in collegamento lo dice chiaramente…).
      Si tratta solo di un altro esempio di come distruggere un brand una volta fantastico, che poi, per errori propri o per decisioni sbagliate, e/o per le operazioni inefficienti ed inefficaci, finisce per essere abbandonato da tutti ed infine fallisce.
      Purtroppo, penso che questo sarà il destino anche del tanto nostrano (quanto adesso cinese…) brand famoso italiano…

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