Giappone dopo il disastro: pericolo e opportunità

In questi ultimi giorni siamo testimoni del grande disastro naturale che ha colpito il Giappone. Le vittime sono innumerevoli, danni materiali incalcolabili. Con questo articolo vorrei esprimere tutte le mie più sincere condoglianze a tutto il popolo nipponico.

Ma ciò che sorprende più di tutto in tutta questa tragedia è come rispondono alla crisi i giapponesi. E’ una cosa incredibile, pazzesca addirittura. Sono tutti calmi, anche se hanno perso tutto, e guardano al futuro. Addirittura ho visto un contadino che si stava scusando alla troupe televisiva perché quest’anno non riuscirà ad avere il raccolto in quanto l’onda gli ha spazzato via il campo… Ma giura che l’anno prossimo il suo raccolto sarà addirittura superiore di quanto abbia mai avuto.

Mi chiedo: Ma come fanno? E poi mi viene in mente la famosa frase kiki kiki in giapponese che si scrive 危機 e che significa crisi. I due simboli che la compongono hanno il seguente significato: 危 vuol dire pericolo mentre 機 significa opportunità.

Il pericolo oramai sta passando, anche se non è del tutto terminato. Ma i giapponesi, nella loro cultura, sono stati insegnati che la parte più importante della crisi è la seconda, quella dell’opportunità. Perché la crisi può anche portarti via tutto, distruggere tutto ciò che hai, ma non deve mai portarti via il tuo morale e la voglia di ripartire all’indomani dell’evento. E a costruire le cose anche meglio di quanto erano fatte prima. Un’opportunità di reinventarsi e ricominciare da capo.

Ed è proprio ciò che sta accadendo in queste ore in Giappone. I sopravvissuti si stanno organizzando per ripartire, per ricostruire.

Noi che parliamo di lean thinking dobbiamo molto di questa filosofia ai giapponesi, che possono essere considerati coloro che hanno definito i fondamentali del pensiero snello nel XX secolo, Toyota in primis. E nella Toyota la crisi è sempre stata considerata in questa maniera: come pericolo immediato ma come opportunità a lungo termine.

Hanno attraversato nella loro storia moltissime crisi e ne sono sempre usciti a testa alta e anche più forti di prima. Perché? Perché hanno sempre imparato dalla crisi e hanno cercato di non ripetere gli stessi errori.

Chiaramente questo disastro naturale rende difficile, se non impossibile, il confronto con una situazione industriale dove evitare l’errore è possibile in una situazione che si ripete. Come fare invece in questa situazione, di questo disastro naturale? Non è chiaramente possibile evitare che si ripeta. Il Giappone è una terra estremamente sismica e anche i tsunami non sono rari (d’altronde, da dove pensate che abbia tratto il nome il termine tsunami…). Magari non si aspettavano un terremoto di queste proporzioni, in quanto è tra i 5 più forti mai registrati. Le case che hanno costruito non ne hanno risentito per niente (qui crollerebbe l’intero stato…) quindi per quello erano già pronti e preparati. Ma l’onda di 10m che arriva a centinaio di km/h sulla costa non l’avevano prevista. Probabilmente per le onde più piccole erano pronti e non avrebbero fatto niente o avrebbero causato pochi danni. Secondo me anche da questa esperienza impareranno e miglioreranno ancora di più le loro procedure di emergenza, le loro protezioni lungo la costa davanti ai paesi abitati.

E la prossima volta che succederà un disastro di simili dimensioni avranno ancora meno danni. Impareranno dall'”opportunità” che gli è stata offerta dalla natura.

Pensate un attimo a cosa è successo solo qualche annetto fa nei paesi dell’area nell’Oceano Indiano (Indonesia, Thailandia, Sri Lanka, India ed altri), paesi appartenenti al cosiddetto terzo mondo, dove in condizioni simili, ma con un’onda di dimensioni inferiori rispetto a quella giapponese, le vittime e danni sono stati innumerevolmente superiori. E se succedesse ancora una volta la stessa cosa, non penso che cambierebbe di molto la situazione… Non dico che loro non imparano dal disastro, ma sono sicuramente più lenti, come unità e disciplina dell’intera nazione, a imparare dalle conseguenze.

E non si può dire che anche noi qui sulla nostra penisola siamo tanto più bravi di loro. I terremoti anche qui ogni tanto portano via interi villaggi, paesi, vite. E qui non siamo nel terzo mondo. Ma non c’è un’organizzazione ad alti livelli che reagisce e dà delle regole per la disciplina nazionale. Viene comunque lasciato tutto alle persone, che spesso per risparmiare 2€ sul cemento armato non fanno la casa antisismica. Che nell’azienda acquistano da un fornitore solo in base al prezzo più basso e non in funzione della qualità del prodotto che ti viene fornito. E quando succede il disastro solitamente piangiamo.

Questa è la differenza tra la cultura e la disciplina nazionale tra il Giappone e tutto il resto del mondo. Dobbiamo imparare dal loro esempio…

Ancora una volta faccio il mio grandissimo augurio a tutti i giapponesi ed esprimo le condoglianze alle famiglie delle vittime. Ma sono sicuro che il futuro sarà per loro ancora migliore di quanto lo sia stato il passato.

PS. Se volete dare il vostro contributo con l’aiuto umanitario al Giappone, vi invito a leggere questo articolo di Mark Graban del Lean Blog dove sono indicati i riferimenti per contribuire attraverso la Croce Rossa…

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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