La crescita potenziale del PIL

Nell’articolo precedente abbiamo visto e definito il PIL, prodotto interno lordo.

PIL può essere messo a confronto per le varie economie e per i lunghi periodi di tempo, importante è però eliminare dalla sua equazione il fattore inflazione per ottenerne la crescita reale. Ma quanto dovrebbe essere il giusto tasso di crescita del PIL?

Per rispondere a questa domanda, oggi definiamo cosa è la crescita potenziale del PIL.

Esistono diversi modelli per il calcolo della crescita potenziale del PIL, ma noi, per semplificazione, qui ci soffermiamo su un calcolo molto semplice, giusto per prendere in considerazione gli effetti più importanti.

Questo calcolo semplice prende in considerazione solo due fattori: la crescita della produttività (produttività=PIL/numero di lavoratori in un’economia, ossia quanto ogni lavoratore in sostanza produce e contribuisce al PIL) e la crescita della forza lavoro (crescita della forza lavoro=numero di persone disponibili per lavorare all’interno di un’economia, sia se esse effettivamente lavorano o meno).

Quando si sommano questi due fattori si ottiene un’ottima stima della crescita potenziale del PIL in un’economia.

E a cosa ci serve questo numero? Beh, la crescita potenziale di un’economia è quel tasso di crescita che l’economia riesce a sostenere a medio termine senza che venga mangiato dall’inflazione. In altre parole, crescere troppo veloce non va bene perché avremo sicuramente un problema di inflazione. D’altro canto, crescere troppo lenti altrettanto non va bene perché avremo il problema della disoccupazione.

Allora cosa dovremmo fare? Vorremmo che la crescita sia con il tasso tale che inflazione non acceleri (non cresca) e dove la disoccupazione è accettabile. E quale è questo tasso di crescita? Non è così facile da calcolare, in quanto varia da un paese all’altro, o per un’economia e l’altra. Per esempio, in Europa quest’anno dovrebbe essere circa sul 2%, in USA tra 2 e 3%, in Giappone invece meno di 1% (in quanto la forza lavoro sta invecchiando).

Come vediamo, questo è un calcolo, non è un dato reale. Ma è un calcolo che dà ai governi un obiettivo da inseguire quando definiscono le loro politiche economiche, in quanto se facciamo la differenza tra il PIL effettivo e quello potenziale (e lo calcoliamo come % del PIL potenziale), otteniamo subito la situazione economica reale di un paese (ossia se è andato in positivo=inflazione, negativo=disoccupazione, o al potenziale). Un sito web dove potete osservare questi fattori è quello della OECD (Organisation for Economic Co-operation and Development) dove nelle varie statistiche che seguono potete trovare anche “output gap”, che descrive proprio questa deviazione del PIL rispetto al potenziale per i vari paesi.

Questo è un metodo molto facile e dà una diagnostica immediata dello stato di salute di un’economia nel tempo.

La prossima volta approfondiremo un’attimo questo concetto e inizieremo a fare le prime considerazioni sulla domanda e offerta aggregata, che definiscono in maniera chiara e grafica a cosa deve fare attenzione il governo quando definisce le proprie politiche economiche.

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

0 comments… add one

Leave a Comment