Misuriamo il negativo o il positivo?

Oggi parlo un pò della sicurezza sul lavoro.

Cosa ci dice riguardo gli infortuni la nostra “amata” legge 81/08, il cosiddetto Testo Unico? Dice che dobbiamo, ad ogni occorrenza di un infortunio sul lavoro, denunciarlo alle autorità competenti. E che dobbiamo tenere un registro degli infortuni aggiornato con tutte le occorrenze nella nostra organizzazione.

E cosa fanno le aziende? Esattamente quello: tengono un registro degli infortuni dove annotano le occorrenze. E alla fine dell’anno calcolano degli indicatori standardizzati che dicono quanto le persone si infortunano rispetto alle medie nazionali e/o del comparto di appartenenza. E dicono in funzione del confronto se sono andate bene o no (se sono sotto la media nazionale).

E si fermano a questa analisi.

Secondo voi si tratta di un metodo buono? Di un metodo da usare come benchmark?

La mia idea è che vengono misurate le cose sbagliate. Si misurano gli infortuni – una misurazione negativa e tardiva. Una volta che un infortunio è accaduto, è già tardi… La persona ha già subito il danno e non si può tornare indietro. Eventualmente un altra cosa che viene fatta è quella di andare a vedere come è accaduto l’incidente per poi inviare qualche ammonizione (o di dargli del id…) all’infortunato… E non fanno niente per migliorare i processi. Quelli sono per definizione e sempre perfetti…

E cosa fanno i lean thinkers quando si trovano a gestire la sicurezza? Come prima cosa l’analisi degli infortuni del passato gli serve per capire dove devono indirizzare la loro attenzione. Non viene mai accusato l’individuo, ma sempre viene in prima posizione il processo che ha portato all’infortunio. Si trovano le cause e si cerca di migliorare il processo in modo tale che l’infortunio non accada più in futuro.

Poi una volta risolto l’infortunio, il lean thinker guarda all’infortunio in maniera proattiva. Non gli interessa il passato, quello non deve più ripetersi e basta. Ma è il futuro che conta. E allora, per prevenire l’infortunio in futuro, come prima cosa modifica il processo che lo ha causato, osservandolo e trovando delle contromisure. Poi coinvolge le persone a segnalare gli eventuali incidenti e potenziali pericoli nel loro lavoro. Come fa a motivarli per segnalare queste situazioni?

Semplice: ci sono due modi per motivare le persone – punirle e sgridarle per stare più attente oppure premiarle (magari un giorno di ferie pagato per la segnalazione migliore del mese?) per aver avuto un comportamento giusto o per aver annotato una situazione di pericolo nel loro lavoro quotidiano. Nel primo caso nessuno segnalerà niente. Nel secondo caso faranno la gara per ottenere il premio. Quale scegliete? Negativo o positivo? Reattivo o proattivo?

Ma anche la segnalazione da sola non basta per guadagnarsi questo premio. Bisogna portare il miglioramento osservato a termine, realizzarlo e dimostrare con i fatti che il processo è effettivamente più sicuro rispetto a prima. Renderlo una procedura standard e consolidata. Se questo tipo di comportamento viene utilizzato sistematicamente da tutte le persone tutti i giorni, è possibile inseguire anche quell’obiettivo impossibile all’apparenza: infortuni zero.

Se invece si misura solo il negativo e si punisce per la non osservanza delle regole, allora si otterranno solo più infortuni e anche questi saranno spesso nascosti per non farli risultare nelle famose statistiche negative…

Quale è la vostra opinione?

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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