IF… THEN

Per coloro che hanno esperienza informatica, questo titolo dovrebbe essere abbastanza familiare…

In parole semplici, è la frase condizionale (SE… ALLORA…) di correlazioni causali che serve per esprimere una ipotesi, verificare se essa viene realizzata, e cosa succede in tal caso, o anche nel caso contrario (se si aggiunge una ELSE – ALTRIMENTI… alla fine).

Lo stesso principio viene usato dai scienziati per descrivere un fenomeno che stanno osservando, scelto a caso. Cosa fanno questi scienziati?

Osservano il fenomeno, e alzano una ipotesi delle cause plausibili per l’esistenza dei fatti che stanno osservando. Poi derivano i risultati logicamente dalle loro ipotesi.

Quello che dicono è: SE l’ipotesi è corretta, ALLORA, per logica, deve esistere anche quest’altro fatto. Attraverso queste derivazioni logiche aprono una serie di altri effetti. Chiaramente, l’effetto principale è di verificare se gli effetti previsti esistono o no. E più di queste previsioni vengono verificate, diventa più ovvio che l’ipotesi sottostante sia corretta.

Andando avanti con questo ragionamento, le cose iniziano a diventare connesse le une alle altre. Anche quelle che non avremmo mai pensato inizialmente che potessero essere in relazione tra di loro.

Una singola causa comune può essere il motivo di una serie di effetti diversi.

E’ come un ordine che viene creato dal caos.

Gli stessi principi possono essere utilizzati per descrivere il comportamento umano. Pensate solo per un attimo alle famosi interrogazioni Socratiche, sono tutte basate sulla logica IF… THEN.

Sono in sostanza i processi di pensiero, insiti nella nostra natura, nel nostro essere di esseri pensanti.

Veniamo alle nostre organizzazioni. Vi chiedo: ma perché questa nostra natura non viene sfruttata quasi mai in maniera organizzata in quello che facciamo nel nostro business?

Quando abbiamo un problema nella nostra organizzazione, quello che facciamo è raccogliere un milione di carte, perdendo giornate in questa inutile raccolta delle informazioni disorganizzate. Si tratta di una paralisi per analisi… Alla fine di questo non ci ricordiamo neanche di quale problema stavamo discutendo, non stipuliamo una corretta ipotesi e non ragioniamo in termini sperimentali, cercando di trovare le cause all’origine del problema. E soprattutto non andiamo avanti, siamo bloccati dalla moltitudine di dati a disposizione e non sappiamo da dove partire. Bisogna ragionare in termini semplici e veloci, fare cicli continui e brevi, sperimentando, imparando. Ragionando in termini IF… THEN, costruendo man mano la nostra conoscenza (know-how) e competenza riguardo al sistema complessivo.

No invece, noi saltiamo alla prima soluzione che ci indicano i dati e la prendiamo per buona, senza ragionarci sopra, senza andare a verificare l’ipotesi e i suoi effetti reali sul sistema. Senza imparare niente. Perché se andassimo a verificare l’ipotesi, magari avremmo scoperto che c’è qualcosa in più, qualche altro effetto rispetto a quello che abbiamo implementato che, come abbiamo visto sopra, può verificarsi e modificare il sistema complessivo.

E poi non andiamo neanche a registrare le nostre scoperte. Abbiamo fatto il nostro salto nell’ignoto con la prima soluzione che ci sembrava plausibile e non andiamo neanche a vedere i suoi effetti reali sul sistema complessivo… Per questo motivo nel ciclo scientifico PDCA la fase più importante è la pianificazione, la definizione dell’ipotesi. Ma è altrettanto importante portare il ciclo fino in fondo e rimettere il tutto in un nuovo ciclo una volta verificate sperimentalmente le ipotesi che abbiamo fatto.

Possiamo trovare risultati migliori – vuol dire che miglioriamo il sistema, oppure peggiori – vuol dire che impariamo per le prossime volte (se abbiamo registrato le nostre scoperte…). In ogni caso, il sistema cresce e migliora continuamente.

Non capisco perché è così difficile andare ad applicare questi concetti, andare contro la nostra natura di scienziato, del bambino che scopre cose nuove…

Suppongo che si tratti del modo in cui siamo stati educati in scuola e nell’ambiente in cui siamo cresciuti, dove bisogna risolvere tutto velocemente e passare al prossimo esame, alla prossima sfida, a dove possiamo guadagnare di più senza sudare troppo…

Ma pensate solo a un Isaac Newton o Thomas A. Edison o Nikola Tesla. Senza il loro contributo alla scienza non saremmo mai arrivati ad avere conoscenze che abbiamo adesso e alla tecnologia che vediamo. E loro non avevano computer, non avevano internet, non avevano libri… Loro li hanno creati i libri… Utilizzando il metodo di sopra: IF… THEN.

Pensateci…

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

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