Logica lean e crisi

L’articolo di oggi è un contributo di Raffaele Iannuzzi, cui bio è riportata in fondo all’articolo. Ringrazio a Raffaele e gli passo la parola:

C’è una grande differenza tra avere ragione e usare la ragione. Per molti versi, siamo agli antipodi. Avere ragione, infatti, implica fare di tutto per affermare il proprio punto di vista a detrimento della realtà. “Al diavolo i fatti!” – come si dice correntemente. Ma i fatti sono testardi. E, per leggere la realtà, occorre partire dai fatti. Un’operazione che richiede la ragione, anzi di più: il retto uso della ragione. Il che equivale a dire: la saggezza.

Spesso, nel mondo occidentale, si usa gettare alle ortiche la ricchezza della nostra tradizione culturale. E’ un grave errore. Un errore che paghiamo ad ogni livello: individuale, familiare, sociale ed aziendale. Non si può agire efficacemente e in maniera “lean” – da tradurre, in questo caso: agile e penetrante -, senza avere un paradigma culturale aperto di riferimento. “Bien penser pour bien agir”, affermava il filosofo Pascal. E, al filosofo, faceva eco l’economista Einaudi: “Conoscere per deliberare”. E’ l’opposto dell’ideo-logia, ossia del discorso su un’Idea di mondo e di realtà da affermare e confermare ad ogni piè sospinto.

Vuoi affermare il valore finanziario di un’economia? Bene, allora costruisci ogni pezzo del sistema al fine di farlo girare attorno a questa stella, rivelatasi poi nera, tutt’altro che lucente.

Vuoi farti promotore unico della “salvezza” di una nazione? Bene, allora innalzi la retorica dell’emergenza usando alcuni elementi in gioco – lo spread, in primo luogo -, in modo da tappare la bocca ad ogni competitor economico, sociale e politico. La logica dell’emergenza che fa il paio, poi, con la strategia della rassicurazione (“niente paura, ci siamo qua noi, a salvarvi; meno male che ci siamo noi…”). Sono cornici o copioni, che hanno radici semantiche e perfino biologico-culturali profonde: dalla vecchia e solida scuola scuola del filosofo del linguaggio Austin al neurolinguista Lakoff, ne sappiamo abbastanza in materia.

Questi esempi mostrano un uso ideologico della ragione, volto ad un unico scopo: avere ragione. Nel duplice senso: logico (“ho ragione io”) e politico (“ho ragione di te”). Si badi: “politico” qui deve essere inteso nel senso delle polizie, dunque va esteso il concetto ad ogni sistema organizzato in maniera sufficientemente complessa. Anche un manager fa politica ed usa ogni strumento per creare una governance credibile e riproducibile.

Ecco, questi approcci ideologici uccidono la retta ragione. L’economia della ragione, che usa le parole e i concetti per aiutare gli uomini ad operare al meglio, nel contesto in cui si trovano a vivere e lavorare. La logica del “lean thinking” affonda le sue radici in un paradigma aperto, con addentellati classici – da Aristotele a san Tommaso d’Aquino – e che, oggi, si lega ad un modo sobrio di concepire e vivere la vita.

Si lega, cioè, non tanto alla stracitata “crisi” mondiale, quanto al modo errato di pensare e vivere la vita, al di là dei momenti e movimenti concreti: siamo sempre “in crisi”. Si tratta di capire di quale natura sia questa crisi e come si possa usare in maniera “lean”, ovvero classica, elegante e perfino sapiente.

Beh, direi che si collega abbastanza bene al mio articolo di ieri, un pò più in profondità filosofico-politica, anziché solo storico-gestionale… 😉

Chi è Raffaele Iannuzzi?

Raffaele Iannuzzi, nato a Grosseto il 19 gennaio 1966, laureato in filosofia a Pisa, con una tesi in filosofia della politica, giornalista iscritto all’albo dei pubblicisti, scrittore e saggista, con una decina di titoli all’attivo, editorialista del quotidiano Il Tempo e collaboratore del periodico online www.loccidentale.it, autodidatta in tutto ciò che concerne l’esperienza umana e il suo sviluppo ecologico e autentico. Contrariamente alle posizioni di finta neutralità di molti “esperti”, ha idee ben chiare in politica e confessa di essersene sempre occupato fin dall’adolescenza, con grande piacere. E’ impegnato anche oggi nell’elaborazione di strategie politiche e comunicative per fuoriuscire dall’impasse del ceto politico e della classe dirigente italiana. Avverso all’ideologia degli “esperti” e dei “tecnici”, ha spesso insegnato in aula cose che, di solito, insegnano gli “esperti” ed i “tecnici” – ad esempio l’apprendimento e teoria del management – senza complessi di inferiorità. Cattolico praticante e studioso di teologia da circa vent’anni, si occupa, insieme ad alcuni amici, di management by ethics, seguendo la pista dell’etica classica delle virtù. Cura un blog dedicato a questa esperienza: http://blogs.elis.org/managementbyethics/. Per il momento, non ha nessun blog, gli interessa soprattutto ricercare e sperimentare. Motto di famiglia: “Non c’è niente di più concreto di una buona teoria” (Gregory Bateson).

Potete trovare Raffaele presso Facebook, Twitter o Google+.

Se volete anche voi pubblicare un articolo su Encob Blog, vi invito a leggere le nostre Linee guida.

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

3 comments… add one
  • Vincenzo Silvestrelli Dic 9, 2011, 2:12 pm

    Conoscere la direzione verso cui andare è fondamentale per uscire dalla crisi attuale. Il pensiero attuale è nichilista è perciò senza direzione. Il contributo di Iannuzzi aiuta a scoprire questa malattia del pensiero contemporaneo.

  • Matteo Dic 9, 2011, 7:42 pm

    Ottimo articolo… E’ da diverso tempo che rifletto sul ruolo dello stato in questi tempi e mi son convinto che oggi più che mai l’ottica deve essere quella di pensare allo stato come ad un fornitore di servizi per i cittadini… Purtroppo nessuno si prende la briga di spiegarci come lo stato può soddisfare i bisogni dei cittadini.
    Non siamo forse noi cittadini i clienti dello stato? Come si comporta lo stato con noi, pensando nei termini del triangolo Qualità-Costi-Servizio? A mio avviso, i dati su cui “usare la ragione” devono essere proprio questi!

    • Dragan Bosnjak Dic 10, 2011, 9:42 pm

      Teoricamente, noi saremmo i clienti dello stato. Dimmi tu quanto siamo soddisfatti…
      Bisogna partire da un processo alla volta, un passo alla volta se si vuole dare un servizio soddisfacente al cittadino. Non è una cosa che i nostri politici sono in grado di fare, purtroppo…

Leave a Comment