Buon senso e rispetto

Vorrei tornare oggi sul tema del lean, orari massacranti e rispetto delle persone, di cui avevo parlato qualche giorno fa.

Nei commenti i due Matteo (che non sono la stessa persona, e ringrazio entrambi… 😉 ) hanno descritto le loro esperienze, una da neo laureato e una da lean manager in azienda. E ho apprezzato entrambi i commenti in quanto vanno proprio alla radice del lean, ossia utilizzare lean per migliorare le condizioni di lavoro, per applicare il buon senso per eliminare gli sprechi e far lavorare BENE le persone, senza sforzi eccessivi e con il pieno rispetto.

Vorrei qui raccontarvi un pò di storia del lean thinking e del management come lo conosciamo nelle aziende tradizionali.

Da quando uomo è uomo, ha sempre cercato di migliorarsi e di migliorare le sue condizioni di vita. Ed essendo un essere intelligente, pian pianino ha iniziato a inventare e creare le cose che gli rendevano più semplice la vita. Possiamo parlare della incredibile invenzione della ruota ad esempio. Questa è stata probabilmente l’invenzione più importante della storia dell’uomo e che poi ha permesso tutto un susseguirsi degli eventi e invenzioni basate su di essa.

Ma come è riuscito l’uomo ad inventare la ruota? Sicuramente non si è chiuso in una sala riunioni (o una caverna) con 10 dei suoi migliori amici ed hanno deciso di fare un brainstorming per capire come fare per trasportare gli animali che hanno cacciato dal bosco fino al loro luogo di abitazione.

Invece l’uomo primitivo ha fatto un’altra cosa: ha osservato il mondo intorno a se. Magari giocava con i suoi bambini con le pietre che aveva a disposizione nel giardino di casa ed ha visto che alcune pietre si muovevano con maggiore facilita (quelle di forma rotondeggiante), mentre altre si fermavano subito e non rotolavano proprio (quelle di forma quadrata o irregolare). E allora ha capito che, se riuscisse a creare due forme rotondeggianti un pò più grandi, avrebbe potuto spingere le sue prede dal bosco anziché portarle in spalla, diminuendo di molto lo sforzo impiegato per il compito.

Ecco, quel uomo era il primo lean thinker. E i principi che ha usato erano i principi della natura, dell’osservazione con i propri occhi del mondo intorno a se (genchi genbutsu) e della ricerca delle soluzioni che potevano rendere la vita più semplice per lui stesso. Applicando nient’altro che il proprio buon senso e il pensiero logico. Poi, probabilmente non sarà arrivato ad inventare la ruota nella forma in cui la conosciamo oggi in maniera immediata. Avrà sicuramente provato a fare diverse forme, fino a quando non ha trovato quella che gli permetteva di portare le sue prede a casa con sforzo minore. Quindi è stato anche il primo problem solver che ha impiegato il metodo scientifico (PDCA – plan do check act) per arrivare ad un risultato. Non aveva bisogno di scrivere niente – questo è il modo in cui gli esseri umani pensano ed è insito nella nostra testa: per fare qualcosa devi capire che problema vuoi risolvere, trovare una soluzione primitiva iniziale, verificare che questa soluzione effettivamente lo risolve e poi andare a migliorarla e ottimizzarla.

Questo è il lean thinking. E nasce dal momento in cui nasce l’uomo. Non esistevano soldi. Esistevano solo problemi che avevano bisogno di soluzioni migliori. Ed esistevano solo i cinque sensi di cui poteva fidarsi per poterci riuscire. E questi cinque sensi venivano impiegati in pieno: si andava a vedere, ad ascoltare, a toccare, a sentire, a provare. E invenzione è questo.

La metodologia che oggi prende nome lean thinking nasce dalla cultura orientale, dove questo modo di osservare e interagire con il mondo fa parte del loro modo di crescere, della loro cultura. Lo era anche qui, nel mondo occidentale, una volta. Poi si è perso per strada questo modo di osservare il mondo in quanto sono subentrati altri fattori quali, ad esempio, il denaro. Poi nel secolo scorso abbiamo anche visto la nascita del “management scientifico”, dove la linea di confine tra un manager e una persona che faceva il lavoro era sempre più distante, e il compito del manager era più che altro preoccuparsi di fare soldi, costi quel che costi. E’ nata l’epoca più produttiva della storia umana, ma altrettanto quella peggiore per quanto riguarda lo sfruttamento delle persone, con l’unico scopo: FARE SOLDI per pochi. E purtroppo, questo poi si è trasformato in una cultura occidentale che non era più basata sull’arte, sulla maestria, sul valore, sulla soluzione dei problemi, come lo è sempre stata nella sua storia precedente, ma è diventata una cultura delle economie di scala, della produzione di massa, dove l’uomo che produce è diventato un semplice COSTO necessario da gestire per poter arrivare al profitto del padrone. L’uomo è diventato un NUMERO.

Per fortuna, e lo dico veramente, PER FORTUNA, da qualche parte del mondo quella cultura millenaria si è conservata. E questo posto è l’estremo oriente, dove i veri valori e il vero buon senso hanno sopravvissuto questo cambiamento brusco del modo di pensare dell’uomo occidentale e della sua avarizia per il denaro. E adesso, pian pianino, questi veri valori stanno tornando là dove dovrebbero essere: presenti nella vita di tutti noi.

Il movimento lean a livello mondiale non ha fatto altro che sottolineare questi valori e a reinsegnarli a tutti quanti, in quanto abbiamo capito che il denaro e la ricchezza è possibile solo ed esclusivamente se essi vengono in pieno rispettati. Non mi ricordo chi l’ha detto, mi sembra Peter Drucker, che “Il denaro è solo la conseguenza del lavoro fatto bene”. Questa è una frase che molti di noi che viviamo e lavoriamo nelle aziende tradizionali dovremmo imprimere sulle nostre teste. Per creare, inventare, prosperare, dobbiamo imparare nuovamente ad osservare, toccare, pensare, ascoltare. Dobbiamo imparare a capire i veri problemi e poi trovare soluzioni per risolverli. Poi, il denaro sarà solo la logica conseguenza del lavoro fatto bene.

Niente sale riunioni, niente infinite presentazioni in PowerPoint, niente produzione di milioni di pezzi senza avere i clienti che li comprano. Risolvere il problema, un pezzo alla volta, un cliente alla volta. Dare al cliente quello che vuole, quando lo vuole, con la qualità che vuole, in tutta sicurezza e nel minor tempo possibile. Questo è il lean thinking e non dobbiamo confonderlo con le metodologie della produzione di massa o, come comunemente viene denominato, management tradizionale, che pensa solo al profitto dei pochi senza alcuna preoccupazione per la persona. Per l’uomo.

E non ditemi che lean è una moda del momento e un movimento degli ultimi anni. Io vi risponderò sempre che quello che state facendo voi, nelle aziende tradizionali, è la moda del momento, degli ultimi centinaio di anni, mentre l’evoluzione parla chiaro su cosa è nato prima e quali principi sono stati usati nei millenni precedenti…

Autore

Ciao, sono Dragan Bosnjak e sono qui per guidarti nella scoperta del mondo di lean thinking!

7 comments… add one
  • flavio Dic 8, 2011, 2:47 pm

    Scusami, ma ho l’ìmpresisone che hai scoperto l’acqua calda. Io ho 47 anni, ho iniziato a lavorare che ne avevo 14 e studiavo la sera ( sono perito industriale), per decenni, quando cercavo lavoro avevo solo un interlocutore l’azienda, e quando iniziavo a lavorare, l’unica “prova” era di dimostrare la volontà di fare bene secondo la propria capacità.
    Oggi è tutto diverso, devi dimostrare di fare seconda la volontà altrui ovvero, quella del direttore, che se sfortunatamente è anche più giovane di te, ha un’unica prospettiva, nessuna, o meglio solo quella di rimanere in sella il più possibile bruciando chiunque non gli consenta di raggiungere questo unico scopo. Quindi, niente di “naturale” nessuna attenzione al cliente, all’ambiente, alla sicurezza, al prodotto, o meglio un’attenzione proporzionata al rischio di finire in galera ( per la sicurezza sul lavoro) ma sopratutto al puro profitto economico il vecchio Dio denaro nient’altro, e poi una MONTAGNA di carta, con la scusa dei metodi lean, critical six,D8, Kaizen, FMECA, FMEA, OEE, OE insomma tutto quanto possibile per controllare le persone fino allo spasmo, levando a quest’ultime l’unica vera fonte di rendita ( umana) la creatività personale, l’incentivo a fare bene secondo le proprie capacità. Temo che quello che sta crescendo negli utlimi anni, è una generazione di androidi, lavorano a comando, non devono pensare, non devono vivere, non devono essere umani ma macchine, è questo non è lo stile giapponese, ma americano, ed è la nostra vera rovina…

    • Dragan Bosnjak Dic 8, 2011, 3:19 pm

      Evidentemente, se scrivi così, si tratta di uno dei seguenti problemi: il mio articolo non è stato abbastanza chiaro oppure hai sempre vissuto nelle aziende “lean” dove a comandare a tutto e tutti erano solo i SOLDI, senza alcun rispetto della persona, e vuoi, con le tue parole, esprimere il rammarico e incavolatura per questo…
      Perché, a me sembra di aver detto le stesse cose che anche tu sottolinei: lean è rispetto e osservazione delle leggi della natura, e non sicuramente il modello americano dove a comandare a tutto sono solo i soldi… E questa moda dell’ultimo secolo ci porterà, come giustamente sottolinei, alla completa rovina della nostra civiltà come la conosciamo oggi: infatti le cose già adesso si stanno muovendo in questa direzione…

  • Paolo Dic 8, 2011, 9:33 pm

    Sottoscrivo parola per parola!

  • Matteo Dic 9, 2011, 11:27 am

    Bellissimo articolo,
    il Lean è prima di tutto buon senso e rispetto! 😉

  • Michele Dic 10, 2011, 8:54 am

    Bella discussione ! ma soprattutto bella la differenza tra chi nel metodo lean ci crede e tra chi il metodo lean lo subisce. Ma se Flavio il lean lo sta subendo significa che non sta funzionando…oppure questa è proprio la differenza tra il lean e il kaizen ?!?
    La mia idea è che il lean manufacturing sia l’ennesima trovata americana per trasformare qualcosa di molto più “filosofico” e funzionante come il KaiZen in un pacchetto di soluzioni applicabili a tutti e in modo molto veloce.
    La mia esperienza mi porta a dire che il KaiZen funziona e che i primi risultati si hanno proprio dal coinvolgimento delle persone e nel loro nuovo modo di vedere le cose….logico, non tutte le persone sono disposte a mettersi in gioco affrontando nuove sfide…ma questo non vuol dire che sia un errore !

    • Dragan Bosnjak Dic 10, 2011, 9:45 pm

      Hai ragione, forse non dovremmo chiamare lean con questo nome… Ma anche kaizen non so se è un nome adatto.
      Direi logica, buon senso o cose del genere, potrebbero essere più adatti. La buona gestione è questo: fare le cose con la testa e con i fatti, capendo cosa è di valore e cosa non lo è. Non so se esiste un nome adatto al 100% per questo.
      Grazie per il commento.

  • Gianluca Gaggioli Dic 20, 2011, 12:01 am

    Splendido articolo e splendido sito, totalmente condivisibile quello che viene scritto la risorsa all’interno dell’organizzazione deve essere il motore di ogni attività dall’acquisizione dell’ordine passando per la produzione per arrivare alla consegna al cliente finale.

    Non vi potrà mai essere innovazione senza risorsa ne tanto meno miglioramento

    Per la lean ……….. “Ci sono tre tipologie di leader. Quelli che ti dicono cosa fare. Quelli che ti lasciano fare ciò che vuoi. E i leader “lean” che vengono da te e ti aiutano a scoprire cosa fare” John Shook

Leave a Comment