Alcune considerazioni interessanti su poka yoke

Negli ultimi giorni ho letto alcuni articoli interessanti su poka yoke e sul suo significato più profondo.

Uno era di Michel Baudin e nell’articolo Michel sottolinea che i dispositivi poka yoke devono funzionare senza alcuno sforzo, e senza che chi ne usufruisce debba intervenire in alcun modo. Perché?

Perché qualsiasi dispositivo che aggiunge manodopera è garantito di essere bypassato sotto pressione. Se prevenire un errore richiede un gesto in più, nella giornata quando “dobbiamo spedire tutta questa roba entro le 18.00”, l’organizzazione troverà il modo per evitare di farlo.

Ottima osservazione. Se il poka yoke non è progettato per funzionare senza l’intervento umano, allora il poka yoke non soddisfa il criterio essenziale che un poka yoke deve soddisfare: prevenire la creazione del difetto in qualsiasi condizione. Se l’uomo cambia, se l’uomo non è adeguatamente formato, e se il poka yoke funziona con l’intervento dell’uomo, allora vuol dire che non funziona proprio in qualsiasi condizione, come da definizione.

Quindi, attenzione quando lì progettate per quanto riguarda la loro assoluta indipendenza dall’effetto umano.

Il secondo articolo è di Al Norval che definisce i poka yoke come

dispositivi per prevenire gli errori involontari

in quanto questa definizione lega in sè alcuni dei principi fondamentali del lean thinking, ovvero jidoka (qualità all’origine) e rispetto per le persone (in quanto definire poka yoke come dispositivi che prevengono errori stupidi non è molto rispettoso delle persone, in quanto la stupidità viene direttamente interpretata dalla persona che commette l’errore come la sua…).

Le persone sbagliano, e i dispositivi poka yoke servono per individuare l’errore e per prevenirlo. Non bisogna incolpare le persone per gli errori, non serve a molto. Invece bisogna sempre capire l’errore, la causa dello stesso, e poi costruire un sistema, o un dispositivo, per prevenire la sua ripetizione.

Vostre osservazioni?